Intervista con l'autore

Quattro chiacchiere volando basso. In stand by.


L’incontro con lui, Luciano Capponi, ha il fascino dell’assurdo. Gli occhi sorridono, le parole volano fuori dalle righe come note che cerchino nuove armonie e codici, i gesti si fanno sapienti. L’ironia gioca a palla. Come Pelé. O come Dio… Inutile cercare aggettivi alla ‘faccenda’. Parlare con lui è un’esperienza. Comunque vada, ti lascia con la sensazione che sia accaduto qualcosa di sorprendente.


Sette. Un numero considerato magico. Un titolo impegnativo. Perché sette?

- Come la maggior parte delle cose che mi accadono, non c’è né una riflessione né una scelta intellettuale… Mi limito a prendere atto che quella cosa in quel momento mi piace. Così è per “Sette per sette”. Poi mi diverto, e a volte sono perplesso, ad ascoltare opinioni e critiche.

 

Come le è venuta l’idea di scrivere questo libro così…. così

- Curioso? Inquietante?

Si sporge solo un po’ con lo sguardo e mentre sorride, non alle mie parole ma al pensiero che è già volato altrove, so già che la sola cosa giusta che accadrà sarà la sua risposta. Una vera piroetta che condurrà il discorso un po’ più lontano.

- Più che un’idea questo libro è il risultato di una senilità precoce e di un metabolismo complessivo che mi possiede, mio malgrado. Del resto si può parlare solo di cose almeno un po’ vissute.

Questo sì, pare almeno un po’ inquietante, anche se non a lui.

 

Vissute?

- Certamente. Ma è un vissuto non espresso e non dichiarato. Semplicemente sentito. Mi ha sentito?

Eccome che l’ho sentito. Il gioco si fa sempre più sottile e leggero. Come il viaggio del suo protagonista, un percorso iniziatico capace di superare l’iniziazione.

 

Alan J. Scott, uomo comune? O piuttosto supereroe?

- Uno dei grandi interrogativi della mia esistenza è questa perenne separazione tra gli eroi e il loro metabolismo. Mai ho trovato un eroe che nel momento del suo eroismo (e su questo ci sarebbe da discutere) debba ritardare l’opera per un’enterocolite acuta. Credo ci sia bisogno di semplificare un po’ le cose della vita.

 

Non sembra che siano molto semplificate nel libro… Anzi l’impressione è che si complichino non poco.

- Mi piacerebbe tradurre in musica questo libro… Forse basterebbero una dozzina di note… C’è differenza?

 

Touché. Cosa dire ai lettori che decideranno di accettare, come Alan, il suo eroe-uomo comune, di entrare nel castello e di diventarne prigionieri?

- Mi piacerebbe condividere con loro due piccole cose: imparare a volare basso e farlo in stand by.

 

Semplice. Come uscire dal castello. (nt)


DOMENICO GIANNINI EDITORE
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